Miliardi di anni fa, nel ventre di una stella supergigante rossa, si formò il nucleo dell’atomo di ferro che ora si trova in un gruppo eme che a sua volta si trova in una molecola di emoglobina che a sua volta si trova in uno dei tuoi globuli rossi. Quell’atomo di ferro ti serve per trasportare l’ossigeno nei tessuti del tuo organismo. Se quel nucleo atomico fosse alto quanto te, il globulo rosso in cui si trova sarebbe grande come una stella e il pianeta in cui si trova, la Terra, sarebbe grande quanto l’intera Via Lattea.
Le proporzioni tendono curiosamente a ripetersi abbastanza stabilmente attraverso lo spettro che collega l’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. È servita una stella grande un miliardo di km per produrre quel microscopico nucleo di ferro che adesso ti serve per vivere. E tutti gli altri microscopici nuclei di ferro che, muovendosi nel cuore del nostro pianeta, alimentano il campo magnetico che ti tiene in vita proteggendoti dai raggi cosmici.Anche grazie a questa antichissima protezione la selezione naturale ha potuto agire abbastanza a lungo per far comparire su questo pianeta una specie di primati in grado di spedire sonde nello spazio. La più distante è Voyager 1, che dopo 43 anni di viaggio si trova nello spazio interstellare a 22 miliardi di km dal pianeta che le diede i natali. Tra 40.000 anni la navicella, ormai non più operativa, passerà nei dintorni (1,6 anni luce) della stella Gliese 445, che all’epoca sarà la seconda stella più vicina al Sole. Nel momento del passaggio ravvicinato con Gliese 445, quelli di Voyager 1 potrebbero essere i primi atomi terrestri che torneranno a visitare le altre stelle, miliardi di anni dopo essere stati generati da altre stelle ormai defunte.
Quarantamila anni a 60.000 km/h soltanto per avvicinarsi a una nostra dirimpettaia: così tanto è vasto il cosmo in cui viviamo. E allo stesso tempo così vasti siamo noi rispetto alle particelle subatomiche. Il nucleo di quell’atomo di ferro nel tuo sangue, rispetto a te, è grande quanto l’orbita di Plutone rispetto all’intero universo osservabile. La sonda New Horizons impiegò ben nove anni per arrivare su Plutone: nove anni a 58.000 km/h per percorrere una distanza che rispetto all’universo è grande non più di un nucleo atomico rispetto a un essere umano.
Siamo piccoli come particelle subatomiche rispetto all’universo e grandi come un intero universo rispetto alle particelle subatomiche. Lo disse bene Richard Feynman: «Io, un universo di atomi, un atomo nell’universo». E subito prima ci descriveva così: «Atomi con consapevolezza; materia con curiosità». Siamo noi esseri umani, eternamente sospesi a metà strada, angosciati e confortati insieme da quei numeri enormi e minuscoli che tentano in tutti i modi, riuscendoci solo in parte, di metterci in prospettiva.
-Filippo
Lorenzo, Matteo e Filippo, tre entusiasti astrofisici, tre personalità diverse che trattano in modo semplice, mai saccente, anzi coinvolgente, materie non solamente difficili, ma anche spesso praticamente incomprensibili ai più. Mi auguro che siano semplicemente all'inizio di una carriera da divulgatori che faccia storia.
P.S. il post che cito è un esempio di come si possa scrivere di chimica, biologia, filosofia ed astrofisica contemporaneamente, senza apparire superficiali.
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